mercoledì 29 dicembre 2010

Costruire il portafoglio di famiglia considerando le anomalie del mercato azionario

Fra le debolezze del CAPM si annovera il fatto, ormai generalmente accettato, che la teoria originaria semplificata non spiega del tutto lo schema di performance delle diverse azioni. Le azioni di tipo loiv beta, ad esempio, con un'esposizione apparentemente ridotta ai mercati, non sottoperformano sistematicamente il mercato azionario come suggeriva in origine la teoria. Inoltre, le azioni con una capitalizzazione di mercato minore, unitamente ad alcune value stock (titoli con prezzi convenienti rispetto ai fondamenatali), hanno dimostrato che performance superiori, apparentemente persistenti, risultano in realtà incoerenti con le versioni più semplici della teoria. Sono quindi due le possibili spiegazioni di questo fenomeno.
I modelli rispecchiano l'impatto sui prezzi di mercato del comportamento irrazionale degli investitori (quali manie e mode), nonché la preoccupazione di possedere azioni ap-partenenti a società "in buone condizioni" e, conseguentemente, di evitare i titoli peggiori (come gli underperformer storici). Se così fosse, le anomalie scomparirebbero unicamente laddove il peso dell'investimento a lungo termine fosse in grado di riconoscere il comportamento irrazionale degli altri investitori, inducendo invece quelli "razionali" a far sì che i propri portafogli traggano profitto da tali anomalie. Questo implicherebbe un aumento dei prezzi per i quali era stata prevista una sovraperformance e una depressione dei titoli presunti perdenti. Se un numero sufficiente di investitori rispondesse in questo modo, scomparirebbero le anomalie. Se invece persistono, gli investitori "informati", consapevoli di tali anomalie, dovrebbero adeguare i propri portafogli in modo da trame profìtto. • Le vecchie misure associate all'assunzione di rischio potrebbero essere errate. Se ciò fosse vero, coloro che cercano di sfruttare le anomalie starebbero semplicemente aumentan¬do la propria assunzione di rischio. Le small cap, ad esempio, e alcune categorie di value stock potrebbero essere più rischiose di quanto non sembri. Se così fosse, potrebbe risultare razionale che siano negoziate a un prezzo scontato per permettere che una performance superiore rispecchi il margine di extra rischio.
Qualora fosse attendibile la prima spiegazione (ovvero che questi gruppi di azioni tendono a essere sottovalutati in termini di prezzo), gli investitori a lungo termine prudenti po¬trebbero aumentare ragionevolmente la propria esposizione verso di essi. Se per contro fosse corretta la seconda spiegazione, una scelta di questo tipo si rivelerebbe inadeguata. È bene sapere che sulla questione gli esperti di finanza non sono giunti a un accordo e che, in caso di incertezza, gli investitori più cauti dovrebbero ragionevolmente agire con prudenza. John Campbell della Harvard University e Tuorno Vuoltee-naho del National Bureau of Economie Research sostengono che il calcolo tradizionale dell'esposizione al rischio di mercato, beta, sia disturbato dalla combinazione di due diverse dimensioni di rischio.
La prima è relativa alla sensibilità di un'azione rispetto al cambiamento del tasso di sconto del mercato. Come illustrato nel primo volume della collana parlando di volatilità "buona" o "cattiva", una flessione del prezzo causata dall'aumento del tasso di sconto di mercato dovrebbe essere recuperata da una performance successiva più rapida. Per un investitore prudente con un orizzonte temporale lungo non è però questo fenomeno la principale causa di preoccupazione. La seconda dimensione del rischio, invece, rappresenta la risposta del corso azionario a un cambiamento nelle previsioni degli utili societari. Tale fenomeno è noto come bad beta, non essendovi alcun meccanismo per garantire il recupero della perdita di performance in risposta alla correzione al ribasso delle previsioni di crescita degli utili.
Recenti studi sull'andamento azionario statunitense dimostrano che le small stock e le value stock sono più sensibili del mercato nel suo insieme alle oscillazioni nelle previsioni di mercato sugli utili (bad beta) rispetto alle growth stock (titoli a forte crescita attesa degli utili) e alle large company stock, che invece risultano più sensibili ai cambiamenti del tasso di sconto di mercato (good beta). Qualsiasi investitore dovrebbe desiderare di percepire un premio (in termini di rendimento aggiuntivo, NdR) per l'assunzione di uri rischio di tipo bad beta, e sembra che in genere questo premio sia effettivamente corri¬sposto agli investitori value e small cap, sebbene non debba essere dato per scontato.