domenica 2 gennaio 2011

Le obbligazioni

L’analisi delle obbligazioni moderne può sfociare, prima ^ ancora che uno se ne accorga, in qualcosa di spiacevolmente complicato. Onde evitare che questo accada, si potrebbe fare affidamento su un'importante recensione scritta da John Maynard Keynes e pubblicata nel 1925, relativa a uno studio comparativo sui rendimenti a lungo termine di azioni e obbligazioni statunitensi fra il 1866 e il 1922. Da quello studio emerse una netta sovraperformance delle azioni rispetto alle obbligazioni, nei periodi sia di deflazione che di inflazione. Un fenomeno del tutto inatteso per Keynes, il quale si aspettava, invece, che dalla deflazione potessero trarre vantaggio le obbligazioni piuttosto che le azioni. A spiegazione di quest'eccezione, Keynes fornì tutta una serie di possibili ragioni sottostanti all'andamento debole delle obbligazioni. Vediamole.
  • La minaccia asimmetrica dei cambiamenti nel livello generale dei prezzi. Mentre le obbligazioni vengono erose illimitatamente dall'inflazione, il margine di riduzione del livello generale dei prezzi appare più contenuto (fattore che va a vantaggio dei detentori di obbligazioni, finché gli emittenti dispongono della capacità necessaria per rimborsare questi valori reali più elevati).
  • Sebbene un bond possa finire in default, nessuna obbligazione frutterà mai più del tasso d'interesse stipulato.
  • 11 management aziendale appoggia sempre gli investitori azionati e meno gli obbligazionisti; inoltre "il management si avvarrà della sua facoltà di rimborsare le obbligazioni alle date più convenienti per gli azionisti e più sfavorevoli per gli obbligazionisti".
  • Gli utili non ripartiti offrono un elemento di crescita combinata che va oltre il dividentiyield (rendimento cedolare) maturato a vantaggio dell'azionista (rendendo così gli impegni esistenti verso i creditori più sicuri).
Questo tipo di ragionamento, supportato ormai da un numero crescente di dati, soggiace al messaggio lanciato da consulenti e accademici, secondo i quali l'habitat naturale per i veri investitori a lungo termine sarebbe quello del mercato azionario. Oppure, nelle parole di un noto investitore azionario di successo: "II ruolo naturale degli investitori è quello di essere proprietari". Tuttavia, pressoché tutti gli investitori puntano, e dovrebbero puntare, sulla diversificazione del rischio azionario. Nella primo volume della collana, la prospettiva presentata riguardava l'investimento in titoli di stato. Il presente capitolo fa invece da sfondo ad altri strumenti di credito che introducono nuovi aspetti di rischio in cambio della prospettiva di nuove fonti di excessperformance (performance in eccesso). Un elemento importante in questo senso è rappresentato dal trade-off(compromesso) fra qualità del credito e performance.