sabato 1 gennaio 2011

Diversificare ecco il segreto del lavoro in borsa

Per tutti gli altri investitori, si dovrebbe invece considerare il modo in cui le azioni sono correlate ai titoli di stato e agli altri investimenti che possono essere detenuti). È questo l'approccio seguito in questo capitolo.
Lo stesso metro viene impiegato come guida per gli utili attesi da investimenti internazionali, essendo l'ipotesi prudente (e coerente) basata sul fatto che agli investimenti azionati inter-nazionali e nazionali si applichi lo stesso tasso di rendimento atteso. Chiaramente il risultato non sarà lo stesso (salvo per una pura casualità), ma al momento della determinazione del¬le allocazioni strategiche, la cosa più sicura da supporre è che non possiamo prevedere quale mercato azionario sia più propenso a registrare l'andamento migliore. In pratica, in un esercizio di pianificazione delle attività i dadi vengono lanciati a favore dei mercati emergenti, ipotizzando che siano in grado di garantire un tasso di rendimento più alto di quelli industrializzati. Questo sarebbe giustificato se garantissero un'esposizione al rischio sistematico a più "alta percentuale di ottani", per così dire, rispetto a quanto previsto dai titoli azionati nei mercati maturi. Il semplice fatto che siano più volatili, fattore che rispecchia la loro minore diversificazione, non è però una ragione sufficiente per giustificare tale ipotesi, né lo è l'aspettativa che le loro economie debbano crescere più rapidamente. Questo, infatti, dovrebbe già essere scontato nei corsi azionari.
Ciò non prende in considerazione la questione dell'eventuale applicazione di imposte o costi di gestione aggiuntivi per l'investimento azionario internazionale, che non gravano invece sugli investitori nazionali. Se questi costi sono cospicui è ovvio che dovrebbero essere presi in considerazione in fase di determinazione delle allocazioni internazionali. Nella pagine che seguono viene ignorata questa preoccupazione sulle commissioni e le imposte incrementali, per concentrarsi maggiormente sulla volatilità come indicatore del rischio.
Ripetendo l'esercizio per periodi diversi, il risultato che ne deriva dimostra che il mercato azionario statunitense offre agli investitori USA un livello di diversificazione azionario vicino a quello raggiunto dalla diversificazione globale. Altri mercati nazionali più piccoli non hanno messo a disposizione dei propri investitori possibilità di diversificazione paragonabili, salvo che in periodi particolari che non dovrebbero essere estrapolati in futuro.