domenica 2 gennaio 2011

Le azioni internazionali le si deve coprire o no?

Chiaramente il fenomeno poco ha a che vedere con la scelta dell' investment manager, mentre si lega piuttosto dalla decisione presa in materia di esposizione valutaria. Ciò nondimeno, laddove un investitore decida di esporsi al rischio del rimpianto (regret risk), staccandosi dalla massa degli investitori, la copertura rappresenterebbe un punto di partenza essenziale per la maggior parte degli investitori pronti a effettuare investimenti sui mercati internazionali. In questo caso la copertura offre un maggior grado di libertà nella gestione degli investimenti, permettendo all'investitore di cambiare opinione e di coprire interamente, o solo parzialmente, i portafogli azionari internazionali.
Visto dalla prospettiva del rischio, questo sistema potrebbe rivelarsi efficiente per effettuare una previsione a medio termine sulle future oscillazioni valutarie. Questo perché la copertura valutaria non comporta grandi differenze in termini di volatilità e rischio di perdita degli investimenti azionari internazionali, anche se può avere un effetto importante, sia in senso positivo che negativo, sulla loro performance. Anche la copertura dovrebbe avere un impatto conseguentemente incisivo sulla performance per gli investitori che di norma non coprono i propri investimenti azionati internazionali.
E quindi probabile che gli investitori siano soggetti a forti sbalzi d'umore, che oscillano dall'euforia, quando sono convinti di essere abili nell'interpretare i mercati valutati, allo sconforto, quando si lamentano di essere sfortunati. E proprio qui che l'intervento di un currency overlay manager potrebbe rivelarsi utile per implementare le posizioni valutarie nell'ambito di una strategia d'investimento già esistente. Anche se il rischio del rimpianto, in caso di errata valutazione delle fluttuazioni valutarie da parte del gestore, resta chiaramente alto.